Roberto Chessa

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Lavoro a provvigione ? meglio niente !

48 commenti

Lavoro a provvigione o stipendio fisso ?

Un altro “dilemma”, un po’ come l’eterna lotta tra lavoro di concetto o lavoro manuale. Due universi opposti che difficilmente riescono ad incontrarsi.

Con la “scusa” della crisi, sempre più aziende cercano di legare il compenso dei propri collaboratori a variabili produttive.

Ti pago per quello che produci. Il che sarebbe lecito, se non fosse che tale principio viene richiesto anche per mansioni prettamente di carattere impiegatizio, di concetto, dove sarebbe realmente difficile quantificare un compenso.

Poi diciamocelo, c’è chi nasce imprenditore e chi dipendente, chi ha le “palle” di rischiare, e chi preferisce la “tranquillità” , la certezza del compenso, anche se questo sfiora lo sfruttamento.

Cosa vuol dire lavorare a provvigione ?

Chi ha scelto la libera professione sa perfettamente che meglio lavorerà, (attenzione meglio non vuol dire lavorare di più)maggiori potranno essere i margini di guadagno.

Significa assumersi la responsabilità del proprio lavoro, dei propri  risultati.

Il contadino che si presenta al mercato senza la propria merce non potrà pretendere di essere pagato.

Sarà inutile tutta quella fatica. Aver  tolto le pietre, zappato,seminato, sudato, se poi non porti i frutti al mercato. E anche se li porti, ti devi sempre confrontare con le altre bancarelle, con i prezzi, con la concorrenza e le richieste dei clienti.

Non è semplice.  A questo punto, meglio pochi ma sicuri.

Ma quanto vale il tuo tempo ?

Facciamo un esempio :

Ad un “esperto” in web marketing viene proposto di collaborare con una società che si occupa di sviluppare siti web. Per questo lavoro sarà retribuito in base ad ogni commessa per la quale metterà a disposizione le proprie competenze. A percentuale.

Ma la sola parola lo spaventa, perché dove si paga a provvigione “c’è sempre la fregatura”.

Quindi preferisce lavorare 8 ore a giorno per 5 giorni alla settimana per un totale 160 ore al mese.

A disposizione dell’azienda .

Compenso mensile €. 900,00 netti, il che vuol dire poco più di 5 euro ad ora.

La tua professionalità vale 5 euro ad ora ?

Lavorando a percentuale, quello sarebbe stato l’importo di una singola commessa.

Contrariamente a quanto si pensi, in generale, una retribuzione variabile non è una prerogativa esclusiva di chi lavora nel mondo della vendita, ma anche di  tutti quei professionisti che offrono le proprie competenze, lavorando in gruppo, per un progetto unico.

La cosa importante è saper valutare il progetto e le reali opportunità ad esso connesse.

Soffermandoci un momento nel fantastico mondo del venditore.

Oltre il 50% delle offerte che si trovano in rete sono relative a lavori di vendita.

Il che vorrebbe dire che se sai vendere non avrai mai problemi a trovare un lavoro.

Nei vari social, leggo spesso commenti a dir poco offensivi, di persone che “denigrano” , ironizzano e giudicano, senza conoscere.  Si raggiunge l’apice quando si tratta di network marketing, buttando fango su colossi presenti da oltre 50 anni sul mercato , dando degli sfigati a chi ha fatto questa scelta.

Nessuno vi punta la pistola contro, e se  una volta nella vita avete provato e vi è andata male, probabilmente è  anche  colpa vostra.

Quindi perché offendere chi ha scelto questo mestiere ? chi campa la famiglia e paga le tasse.

Forse perché loro sono felici e voi costantemente depressi ?

La Vendita, è un mestiere che non può essere fatto in mancanza di altro, o in attesa di opportunità migliori. Va scelto , desiderato.  Bisogna avere un metodo, essere organizzati, e tanta ma tanta passione.

Buona parte di queste persone, non avrà mai successo nella vendita, no perché non siamo “portati”, come tanti affermano, ma perché loro vogliono un lavoro.

Semplicemente non lo reputano un lavoro, un’opportunità, perché così gli è stato insegnato. La società del posto fisso.

E continuano a girare a vuoto, trovandosi a 40 anni senza arte ne parte, ad inseguire concorsi pubblici, o passare da un contratto a tempo ad un altro .

Preferiscono lavorare 10 o 12 ore al giorno, rinunciando al proprio tempo, alla famiglia, a se stessi. Soffrire sperando che questo mese lo stipendio arrivi puntuale.

Ma si aspetta, perché l’importante è avere la “certezza” di avere uno stipendio, e soprattutto un lavoro.

A breve preparerò un post dove analizzerò gli elementi fondamentali da prendere in considerazione per comprendere se un’offerta a retribuzione variabile è un’opportunità o una perdita di tempo.

Auguro di cuore a tutti quelli che cercano la propria strada di trovarla, con la speranza di evitare qualsiasi commento e giudizio “figlio” del sentito dire e dei luoghi comuni.

Autore: Roberto Chessa

https://rchessa.wordpress.com/

48 thoughts on “Lavoro a provvigione ? meglio niente !

  1. Ciao Roberto chiesa
    ho letto attentamente il tuo articolo ed ammetto che è interessante , intanto ecco il mio punto di vista, le assicuro che le vendite a provvigione non sono soltanto in italia ma anche in Inghilterra , il motivo principale delle vendite dirette secondo i miei colloqui con quei datori di lavoro e quella di abbattere i costi televisivi , di conseguenza si va alla strategia della vendita diretta, ma cosi facendo secondo me e una perdita di tempo se non un umiliazione per il dipendente e ti spiego i motivi , 1- se in caso vendo il datore di lavoro prenderà l’80-90% del prodotto quando io ne prendo il 10 o il 20% in linea massima , nel caso di non vendita l’unico che ci perde sono io perche devi avere il mezzo , devi pagare i rifornimenti di tasca tua , tutto a carico tuo,per non parlare di quanti che ti chiuderanno le porte in faccia perche vai a disturbarli, secondo me questo lavoro va bandito o va retribuito pagato regolarmente come tutti i lavori la serietà consiste nel esistere uno stipendio se si vuole fare questo lavoro se no il datore di lavoro non è coinvolto se va bene guadagna lui ma se va male paga il dipendente ?! vuoi promuovere il tuo prodotto allora devi investire, rischiare se vuoi andare nel sicuro spendi un po di più nella televisione .


  2. https://polldaddy.com/js/rating/rating.jsBuongiorno, mi inserisco per porre una domanda,che potrà forse risultare peregrina ma tant’è. La collaborazione alla quale mi riferisco è in ambito farmaceutico. Un informatore del farmaco non può vendere né fare ordini ma viene spesso retribuito in base alle vendite. Nel caso specifico mi trovo davanti ad un’azienda che da tre mesi chiede di coprire una zona vergine senza alcun compenso se non dopo che la zona avrà cominciato a rendere. Mi domando, come è possibile coprire una zona senza alcun rimborso spese. Banalmente l’auto richiede gasolio, le autostrade ed i parcheggi vanno pagati. Può un’azienda chiedere di lavorare con denaro proprio? Grazie per la cortese risposta

    • Buongiorno Laura l’azienda può chiederlo cosi come l’informatore rifiutare. Molto dipende dalle prospettive future ed eventuali accordi sul raggiungimento di obiettivi programmati. Ovviamente l’inquadramento è da libero professionista ed in quanto tale con “rischio d’impresa”. Poi c’è un altro discorso, quello morale e anche di organizzazione. Io non conosco l’azienda e gli accordi ma da quello che dici la soluzione migliore sarebbe stata quella di riconoscere un rimborso spese fisso in fase di start up, visto che la zona è tutta da sviluppare e legare un premio a raggiungimento di un obiettivo trimestrale.

  3. Un articolo molto parziale… e incorretto. La realtà della vendita in Italia, al giorno d’oggi, non è neanche lontanamente simile a quella dipinta qui. Una fetta sostanziale delle aziende che lavorano a provvigione offrono o, apertamente, stipendi ridicoli a fronte di orari durissimi essendo coscienti che ci sarà sempre una massa di disperati col quale sostituire chi regolarmente rinuncia (è il caso dei call center outbound) oppure, ancor più disonestamente, recluta nuovi clienti con la scusa di fargli fare i venditori mentre, in realtà, ad acquistare il prodotto saranno innanzitutto loro stessi o i loro amici e parenti (tipico caso dei porta a porta per beni di valore semi-elevato, come i promoter assicurativi, o gli elettrodomestici a prezzo gonfiato come folletto-kirby). Non è un caso se, dati alla mano, il turnover dei venditori è folle e chi riesce a farne una carriera è un zero virgola di chi ci ha provato. Come sostengono i venditori seri, la vendita – da dividere in vendita a capitale o vendita a flusso a seconda che vendi al cliente un bene importante ma una volta (es: immobiliare), o tanti beni anche di scarso valore ma allo stesso cliente per anni (es: vendi stampanti, ma in realtà i soldi li fai con la fornitura costante dei toner) – ha senso perlopiù solo nel settore flusso a meno che la vendita “capitale” sia fonte di provvigioni giganti (appunto, immobiliare) pena l’essere, altrimenti, un “lavoro” in cui per decenni devi ripartire da zero ogni giorno. E anche il settore flusso, al giorno d’oggi, è gestito perlopiù dai piccoli imprenditori in autonomia visto che appena raggiungi una certa dimensione si passa dal vendere diretto ad altre piccole aziende alle forniture costanti a grossi enti oppure al farsi pubblicità per vendere alla massa; situazioni, peraltro, che puoi raggiungere solo se il prodotto è buono e soddisfa un bisogno reale di qualcuno – casi dove il venditore deve convincere qualcuno che già vuole quel bene a scegliere il tuo e non quello del concorrente, non di convincerlo “a comprare”. Al di fuori di queste situazioni, però, fare il venditore è davvero un lavoro da ultima spiaggia, che può accettare solo chi è disperato e solo per il tempo minimo inevitabile. Chi è letteralmente nato per vendere magari ce la fa, ma non si venga a dire che è un lavoro per il quale basta “impegno e passione”. Stupidaggini – non è così, altro che “è anche colpa vostra”.

    • gentilissimo Alessio, la ringrazio per il suo commento, che ho letto con molta attenzione ed interesse.
      La parzialità dei contenuti di questo articolo è innegabile e voluto direi.
      Questo è il mio punto di vista. Piccole considerazioni “da blog”. La mia “realtà”, frutto di una modesta esperienza sul campo di circa 20 anni.

      Ho scritto questo post, prendendo in considerazione il mio lavoro in primis, i colloqui con oltre 3000 venditori, le sessioni di formazione degli ultimi 15 anni,(andare oltre non avrebbe senso perchè è cambiato tutto), la gestione di reti commerciali b2b e b2c, la consulenza ad aziende che operano nella vendita diretta, senza trascurare una fortissima passione per questo argomento.

      Ritengo di avere qualche informazione per poter esprimere un mio parere, che può essere condiviso o no.

      In questi anni ho conosciuto tanti “disperati” e tanti professionisti. Ed è proprio per questo che ho scritto che non è un lavoro per tutti. Che ci vuole impegno e passione.
      Ovviamente è scontato dire che alle spalle ci vuole un’azienda seria, con un progetto solido, etica, che valorizzi la rete commerciale, che la supporti.

      Ho conosciuto molte aziende e pseudo imprenditori che giocavano con il turnover, facendo danni e buttando in strada persone senza esperienza solo per la legge dei grandi numeri. Ma ho conosciuto e tutt’ora lavoro con aziende ben posizionate sul mercato, con strategie commerciali efficaci e condivise con la forza vendite.

      Lungi da me dire che basta solo impegno e passione. Ribadisco, non è un lavoro per tutti. Ci vuole un’azienda seria, un brand, metodo, strategia,una politica commerciale ben definita, voglia di imparare sempre, di studiare, di mettersi in discussione. Probabilmente alcuni concetti, un po’ a causa del poco spazio, e un po’ per una sua reazione frutto di esperienze poco positive, hanno fatto passare in secondo piano alcuni concetti di questo articolo. Infatti se avesse qualche minuto di tempo, la invito a leggere questo post dove dico chiaramente che anche i venditori devono valutare l’azienda prima di firmare un mandato :

      https://rchessa.wordpress.com/2016/06/09/come-valutare-un-offerta-prima-di-firmare-un-mandato/

      oppure questo dove descrivo le modalità “killer” di alcune aziende :

      https://rchessa.wordpress.com/2014/02/11/a-quanto-lo-fai-un-venditore/

      oppure questo dove parlo del piano commerciale

      https://rchessa.wordpress.com/2014/11/03/635/

      oppure questo dove parlo di brand :

      https://rchessa.wordpress.com/2014/02/05/merda-dartista-quanto-puzza-il-brand/

      spero di averle dato qualche informazione in più, per confermare la sua teoria, oppure no.
      buona lettura e buona serata
      Roberto

      • Salve, e grazie per la risposta.
        In realtà un po’ la mia teoria sembra confermarla perchè gli esempi che lei propone, sia da parte delle aziende che da parte del venditore, non corrispondono in nessun modo a quelle che sono in maggioranza poi le offerte di lavoro che pur lei ha citato quando, non ricordo se in questo o altro post, diceva che il 50% delle offerte di lavoro sono per commerciali e quindi chi vuole e può fare il venditore non sarà ma senza lavoro. Il contrasto è evidente: un posto da venditore serio, cioè per un’azienda non mordi e fuggi, offrente un prodotto effettivamente utile, e non a salari-provvigioni inadeguate per il venditore NON è affatto il posto di lavoro tipico che si trova in giro. Esistono, certo, non dubito che ci siano, ma sono rari e chissà perchè dubitino che verrebbero offerti al ragazzotto post diploma o impegnato ancora negli studi che si presenta al colloquio in scarpe da tennis. Perchè, se fatto in modo serio, è senza dubbio un lavoro serio – ma non è un tipo di lavoro regolarmente in offerta. La percezione popolare del venditore quale lavoro da sfigati, di cui pure lei si lamenta in questo post, è una conseguenza che ad essere disponibili non sono i posti da venditore della magneti marelli presso le officine, ma quelli da me citati nel mio commento; posti senza futuro, senza paga e distruttivi per chi ci casca. Poi, la mia esperienza è unilaterale, personale o su racconti di amici che come tanti ci sono cascati per un po’ a fare il venditore, e potrei sbagliarmi. Ma ne dubito.

  4. Ciao son capitata qua casualmente e purtroppo mi trovo in disaccordo con te , o almeno su alcune parti : son convinta che le provvigioni siano ottime per motivare e ottenere il meglio da un dipendente , ma penso siano una cosa in più , e non un sostituto di uno stipendio fisso . Oggi giorno , complice la crisi , è difficile vendere , e in generale le aziende che pagano con provvigioni lo sanno benissimo che i loro prodotti non son così facilmente piazzabili , e quindi si ricorre a questo escamotage . Ma io son dell’idea che le persone non lavorino per la gloria , ma per mangiare . Non si lavora per divertimento . Quindi credo che un minimo fisso vada garantito , perché comunque il dipendente ci sta mettendo il suo tempo . Riguardo al network marketing taccio . Per me è semplicemente una truffa legalizzata . Non so se conosci yves rocher , ma quando ero ragazzina feci la presentatrice , affascinata dalle belle parole delle altre venditrici ( che guarda caso prendono una percentuale sui nuovi affiliati ). Beh un fallimento . E non perché io non sapessi vendere , dato che a oggi son sales manager . Fu un fallimento perché prendevo il 15% su ogni ordine fatto , e le spedizioni le dovevo pagare io . In pratica ogni 100 euro di ordine , ricevevo 15 euro . Ti promettevano proviggioni incredibile , ma dovevo raggiungere un tot di vendite praticamente impossibile . Mi ricordo che facevo già talmente fatica a vendere 100 euro di prodotti come bagnoschiuma e rossetti , che neanche ipotizzavo di raggiungere i 400 euro di vendite da loro richiesti . Quando in media un prodotto ne costava 5.

    • Ciao Chiara, ti ringrazio per il tuo messaggio. Ben vengano i disaccordi quando sono forme di dialogo costruttive. Ovviamente nelle tue parole leggo una forma di forte delusione per esperienze passate non certo gratificanti. Purtroppo esistono tante persone ed aziende a dir poco “poco etiche”, così come ne esistono tante attente ai propri collaboratori. Il termine escamotage per una retribuzione provvigionale non può essere definito un escamotage, in quanto legalmente riconosciuta come forma retributiva legata al fatturato generato. Questo i venditori lo sanno bene e molti hanno scelto questo lavoro proprio perché gli permette di guadagnare bene e per molti anche divertirsi. reputo che fare un lavoro che si ami sia l’elemento che ti permette di alzarti la mattina con il sorriso . Oggi la vendita è cambiata tanto rispetto a 20 anni fa e anche molte aziende ne approfittano .. lo so bene purtroppo. Ovviamente le provvigioni sono legate a ruoli prettamente di vendita o lavori autonomi, non certo per figure “impiegatizie” dove la retribuzione si basa sulle ore lavorate a prescindere dalla mansione svolta.
      Riguardo il NM, è vero, è pieno di persone che vendono fumo negli occhi pur di crearsi la propria rete e generare una rendita grazie al lavoro degli altri. onosco anche mote aziende che hanno scelto come canale di distribuzione la vendita diretta. Aziende serie, dove si guadagna bene, con provvigioni alte e piani di carriera chiari e raggiungibili. Conosco persone che lavorano felici, si divertono e guadagnano tanto. Come ho scritto in un altro articolo, quando si sceglie di fare un lavoro di “rappresentanza” bisogna prendere in considerazione tanti elementi prima di fare una scelta. Purtroppo come ella tua esperienze in Yves , ci si rende conto troppo tardi…grazie a persone che non sono trasparenti. Non amo mai generalizzare. Non esiste solo il bianco ed il nero. Ci sono tante sfumature e a volte bisogna essere bravi nel saperle vedere

  5. Caro Roberto, piacere di leggerti. E’ tanto che non ci si sente. Hai ragione quando dici che la vendità non può e non deve essere un ripiego, non funzionerebbe mai. E i giovani purtroppo hanno la cltura del posto fisso. Non si mettono in gioco. Sto serimentando sulla mia pelle, anzi sulla pelle di Searound di cui sono co-founder. Stiamo cercando venditori da mesi, dapprima in Sicilia, e adesso in altre regioni, e non ne troviamo. Nonostante la provvigione elevatissima. “Troppo lontano, non ho voglia di girare, ma quanto prendo al mese, etc etc etc. Queste sono in generale le risposte e anche quando fissi giornate di meeting formatvi non si presentano neanche dopo che li hai inseguiti e ti hanno confermato che vengono.
    Speriamo che vada meglio su altre regioni che affronteremo nei prox mesi, tra cui anche la tua bellissima Sardegna.
    Riccardo Guidi

    • ciao Ric, il piacere è reciproco. La figura del venditore è molto particolare, ma si può trovare. E’ un lavoro lungo e programmato … se ti serve un punto di vista chiamami quando vuoi. Ho visto la tua nuova avventura ..settore molto interessante, di nicchia. Li la ricerca deve essere mirata. Se non dovessimo sentirci prima, ti aspetto in Sardegna per un caffè …un abbraccio. Roberto

    • Il problema secondo me risiede nel metterti in gioco quando non si hanno le possibilita per farlo. E anche se l azienda offre generose provvigioni il non avere I costi di produzione minimamente coperti Dall azienda puo influire eccome ecco perchè non trovi nessuno

      • esistono anche aziende che supportano lo start up dei commerciali con un rimborso spese o anticipi sulle provvigioni. E’ normale che un mandato “tradizionale” di rappresentanza non preveda questo, in quanto si presume che un venditore esperto abbia già un portafoglio clienti e non stia iniziando da zero. E’ un discorso bello lungo 🙂

    • Strano che nonostante “la provvigione elevatissima”, non riusciate a trovare nessuno disposto a percepirla,
      O forse “la provvigione elevatissima” non è poi così elevata o trasparente… le parole, prima di esprimerle, vanno dosate e pesate.

      • Maddalena, sono d’accordo con lei, le parole vanno pesate prima di essere espresse. Probabilmente l’azienda in questione avrà già trovato i venditori, visto quanto tempo è trascorso dal post, ma visto che lei parla di trasparenza o mette in discussione la provvigione, probabilmente conosce l’azienda o l’offerta ? se è così sono certo che l’azienda sarà lieta di confrontarsi con lei, altrimenti probabilmente parla per sentito dire o luoghi comuni ?

    • caro Riccardo
      è ovvio che non vengono, parliamoci chiaro senza tanti giri di parole , il tempo è denaro come lo è per l’azienda lo è per il venditore che ti svolge il servizio, cioè se tu mi dici provvigione io non sono vincolato è anche se lo sono tutti i costi specialmente i costi di spostamento per vendere il tuo prodotto da città a città eroderebbe tutto il guadagno in caso di vendita ( nella migliore delle ipotesi , perche la benzina e l’autostrada costano!) , peggio se vai e non vendi quindi i casi son due vuoi risparmiare ? assumi su contratto determinato il venditore pagandolo , poi se non si presenta a vendere lo chiami , se non lo paghi non lo coinvolgi quindi è ovvio che non viene, poi se voglio avere un mutuo o un prestito dalla banca nessuno ti caga in testa ( mi scuso per lo sgarbo ) se non hai un contratto di lavoro con una paga , quindi è ovvio che una perdita di tempo puoi essere bravo quanto vuoi ma senza una carta che certifichi una paga non fai niente , quindi i casi son 2 o mandi il prodotto in televisione è lasci perdere o formi e dai un contratto di lavoro se assumi

  6. Concordo pienamente, se tale ragionamento venisse applicato anche agli AD di gruppi bancari, ai dipendenti della P.A., ivi compresi parlamentari, i cui redditi non sono evidentemente basati sui risultati.
    Più che la nota “teoria del posto fisso”, la quaestio verte sulla differenza tra PRESTAZIONE DI MEZZI / PRESTAZIONE DI RISULTATI.
    In un momento storico di crisi della domanda interna, l’unica vendita che possa ancora produrre un margine di utile e’ l’export…
    Almeno, credo…

    • ciao Lea, si sarebbe bello se anche i ruoli pubblici avessero parte della retribuzione legata ai risultati…. migliorerebbero di gran lunga le cose. Per quanto riguarda la vendita, più che di settori trainanti come l’export , parlerei di modalità di contatto e gestione del cliente. La dove c’è chi compra, qualcuno dovrà pur vendere !

      • Il lavoro di vendita è la cosa più bella che ci sia.
        Conquista e fidelizzazione del cliente , crescita , guadagni….. Il tutto a patto che chi offre lavoro paghi spese per il venditore a meno che questo sia ricco di suo. Sono appena uscito da una collaborazione che oltre a costare tempo e soprattutto denaRo non mi ha mai riconosciuto nemmeno un fisso mensile e mi ha sempre detto quanto dovevo fatturare alla faccia del guadagno e dell indipendenza economica. Quindi pur amando il settore sono tornato dipendente tra l altro in condizioni abbastanza modeste. Ritengo che un lavoro di vendita vada supportato da chi lo offre con auto aziendale e carburante nonché manutenzione pagata; telefono cellulare e pc aziendale nonché rimborso spese e fisso garantito. Troppo comodo se no scaricare i costi aziendali sul venditore che deve produrre per mangiare non scordiamocelo e auguri

        • ciao Marco esistono anche quelle forma di assunzione per commerciali dipendenti. Solitamente la paga è modesta proprio perchè l’azienda da una serie di benefits. Poi esistono mandati di rappresentanza dove non c’è niente di tutto questo, dove le spese sono totalmente a carico del venditore. Ma il prodotto è richiesto, c’è un buon livello di fatturato che permette questa forma di sviluppo commerciale.. dipende … ci sono degli elementi da valutare quando si firma un mandato. Se ti va leggi questo articolo : https://rchessa.wordpress.com/2016/06/09/come-valutare-un-offerta-prima-di-firmare-un-mandato/

          • Bravissimo
            Il punto e che purtroppo si lavora per necessita e non sempre si ha la possibilita di fermarti a valutare tutti I requisiti e quindi sbagliando si accetta anche cio che non si dovrebbe.

            • Sono attualmente “impiegato” (notare le virgolette) in una grossa e arcinota azienda di sistemi per fissaggio.
              Mi hanno dato una zona da tirare su con fatturato praticamente inesistente a causa di diverse scelte sbagliate su agenti precedenti.
              Ok, mi danno auto e un po’ di rimborso spese. Stop. Il guadagno deve essere a provvigioni. qualche briciola di anticipo provvigionale ( il ché ti rende ancora più in obbligo nei confronti dell’azienda) tanto meno fissi mensili….
              E’ vero che le provvigioni non sono bassissime, ma su una zona da far rinascere (piena di clienti decisamente insoddisfatti da gestioni precedenti..), provvigioni non basse su iniziali fatturati bassi, creano un introito mensile ridicolo.
              La domanda è: come mangio in questo periodo iniziale?? Posso supporre che l’azienda dia per scontato che io mangi con le mie personali riserve. 1) Non è affatto corretto. 2) E se una persona non ha riserve di denaro??
              Teoricamente uno lavora per guadagnare e mangiare.
              Oltretutto l’azienda in questione tratta i propri agenti alla stregua di un dipendente: telefonate per sapere dove sei, cosa fai, obblighi di partecipazione alle più disparate riunioni (sono d’accordissimo su quelle formative.. Ma le varie inaugurazioni in pompa magna le eviterei anche….), sentirsi obbligato perfino nel rimanere alle cene intrise di belle e e patinate parole, sorrisi falsi, ecc ecc ecc…

              Il tutto con un contratto ENASARCO, col quale IO devo pagarmi IVA, INPS, ovviamente Enasarco, commercialista, tasse, essere soggetto a controlli, ecc ecc ecc.

              Non me ne vogliano gli amici gay, ma è proprio il caso si dire: è facile dare il finocchio col culo degli altri…

              Oltretutto so per certo che ad agenti ai quali hanno dato zone che già fatturano, hanno concesso anche cospicui anticipi e addirittura fissi mensili.

              Io sono disponibilissimo a mettermi in gioco, a vendere la mia faccia per la causa aziendale. Ma, dal mio punto di vista, il problema maggiore di questi periodi è che il coltello dalla parte del manico è sempre dalla parte dell’azienda che fa il bello e cattivo tempo sul venditore. Già il lavoro di per sé non è facilissimo, inoltre quando l’azienda che rappresenti, la percepisci addirittura ostile nei tuoi confronti, è finito tutto.

              Quindi, tornando alla risposta di Roberto, nel mio caso un’assunzione dipendente è pura fantascienza e il prodotto è pura giungla (nel senso che ci sono valanghe di concorrenti).

              Mi sto guardando in giro, ma aziende disposte a rischiare come rischia il venditore (fatte le dovute debite proporzioni), al momento non ne ho trovate.
              Tutto: “provvigioni più alte del mercato” – “possibilità di carriera” – “prodotto fantastico” ecc ecc.. Ma tu, azienda, che sei così tanto sicura del tuo prodotto, perché, una volta che hai selezionato la persona che reputi giusta, non le fai un contratto dipendente a tempo determinato?? Il venditore deve pensare esclusivamente a vendere, se, a seguito del periodo a tempo determinato, non ha raggiunto i risultati sperati, non viene rinnovato il contratto. E’ così difficile??
              Buona giornata.

      • Aldilà della GDO, in cui l’attività di vendita e post-vendita si avvale di contratti di lavoro subordinato, a quale settore si riferisce alludendo ad una presunta crescita della domanda nel mercato interno? A ciò si aggiunga ilsempre più frequente ricorso alla digitalizzazione di servizi ( piattaforme, social con finalità di compravendita), che oltre a consentire una riduzione dei costi permette una maggiore visibilità di mercato.
        Insomma, ben venuti nel terzo millennio!

  7. Ciao Roberto , posto che chi “commenta” sono solitamente semplici “collaboratori” di un’azienda.
    Chi pensa che la vendita sia:

    1) Il mestiere di ripiego per chi non ha un lavoro vero
    2) Serve la parlantina
    3) fregare il prossimo

    E’ meglio che stia a casa e non rompa le balle.
    Perchè purtroppo in Italia esiste una TERRIBILE ignoranza al riguardo.

    ===
    Segui
    ===

    Ma vorrei dire a tutti chi commenta , ma quando vai al supermercato ed
    ogni volta qualcuno ti VENDE qualcosa cosa fai?

    Li offendi verbalmente ogni volta dicendogli:

    => “Ehi tu con la parlantina mi hai fregato , vergogna!!!!!!”

    No e perchè? Perchè di quelle cose HAI BISOGNO e chi di dovere “elimina” il tuo bisogno.
    Ecco il vendere sta tutto qua:

    RISOLVERE UN DETERMINATO PROBLEMA AD UN CERTO TARGET DI CLIENTI. Se io vendo a persone
    che non hanno un bisogno sto “forzando” la vendita. E questo significa rompere le scatole.

    Poi il mestiere di venditore , NON siamo più negli anni 60. Innanzitutto nella vendita,
    BISOGNA STUDIARE.

    Cosi come per fare il medico , l’avvocato , l’ingegnere. Finchè non lo si darà scontato
    per i venditori , la “crisi” per queste persone non passerà mai.

    Se non sai come posizionarti in maniera diversa dai concorrenti , non sai fare direct marketing
    non sai come attrarre i clienti giusti. Allora sei finito.

    Ma non parlo solo di chi fa il “venditore” inteso come persona a PROVVIGIONE. Parlo anche
    di chi un domani vuol fondare un’azienda. La maggior parte delle persone in Italia (sisi lo so è brutto da dire)
    ma hanno una terribile mentalità del cazzo del posto fisso.

    Come mai la maggior parte di voi non hanno un’azienda?

    Perchè come a tutti vi è stato fatto il lavaggio del cervello dai genitori e dai parenti e dalla scuola che:

    “Dovete studiare per avere il bost di lavor” e che qualcuno mi DEBBA assumere.

    NON ESISTE DA NESSUNA PARTE.

    E’ come se io imprenditore ho diritto che i clienti TUTTI i mesi tornano da me.
    Esiste questa cosa? 😉

    NO. Imparate a crearvelo il lavoro.

    • ciao Lorenzo, vedo solo adesso il tuo post. Concordo con te. In Italia la figura del venditore è vista come lo “sfigato” che non ha trovato il posto fisso. E’ un lavoro fantastico per il quale bisogna studiare e anche tanto. Mai fermarsi

    • Salve Lorenzo. Domanda: Se a lei offrissero un posto con stipendio fisso, lo rifiuterebbe? Non credo. Riguardo alle aziende, beh, non mi sembra che in Italia se la passino bene…ne chiudono tante al giorno e questo è un motivo di freno ad aprirne. Certo, molte altre restano in piedi, ma, a sentire i vari dibattiti in tv, lo fanno con enormi problemi. Riguardo al pagamento delle sole provvigioni, penso che non sia in sé una cosa malvagia. Il fatto però è che un venditore non conclude sempre un contratto e certamente non per mancanza di professionalità. Semplicemente perché la gente cui si rivolge non è interessata, per vari motivi, in quel preciso momento, ad acquistare. Ebbene, in questo caso ritengo che il tempo impiegato dal venditore vada pagato. Alla fine lavora per l’azienda. Tutto qui. Un saluto

  8. Articolo bellissimo e denso di significato se non fosse che nel mondo reale non è proprio così.
    Per lavorare a provvigioni senza fisso senza rimborso spese serve oltre a coraggio bravura e stoffa anche una base per partire e parlo di base economica per bene avviare il volano. cosa che Non tutti hanno. Purtroppo ai volenterosi senza mezzi la possibilità del lavoro a provvigioni e dell essere padroni del proprio tempo e preclusa e ciò non è giusto.
    Senza contare i sotterfugi e gli accordi del tipo “tu mi fai fatturare e io ti do tot….” di cui non parla mai nessuno che fanno sì che inspiegabilmente esistono i miracolati che con questi lavoro sono contenti e campano la famiglia e pagano le tasse e d esistono quelli che ci rimettono soldi finché non li finiscono e non possono più permettersi di pagare per lavorare e quindi scelgono il contratto o di scappare via

    • ciao marco, ti ringrazio per il tuo commento. Posso dirti che ciò che tu definisci “mondo reale”, lo conosco molto bene, sia perché io per primo ho sempre lavorato a provvigioni e anche perché da 15 anni mi occupo di selezione e formazione di commerciali. Concordo con te che la vendita non sia per tutti e non tutti se lo possano permettere, proprio per quello che dici tu, ovvero la mancanza di liquidità per il periodo di start up, in attesa di incassare le prime provvigioni. C’è da dire che spesso molti accettano lavori senza valutare la reale fattibilità . Prima di accettare un incarico bisogna capire quante saranno le spese, i guadagni e calcolare il tempo.

  9. Salve,
    Lei sa benissimo che sta promuovendo il sistema malato,quello a provvigioni e che Chi l’ha vissuto sulla sua pelle non può essere d’accordo con quello che ha scritto.
    Forse io non ero abbastanza bravo ecc ecc, ma un azienda seria o paga a ore di lavoro con il minimo sindacale o mi garantisce un fisso più le provvigioni!.Mi sono ritrovato a lavorare gratis per un mese intero perché il vero problema è che la gente TIRA A CAMPARE E NON VUOLE SPENDERE!può venire anche Gesù o il Dalai Lama a proporre un affare che sarebbero diffidenti,quindi per favore smettiamola con le Skyll,i libri,il sistema…sono aziende approfittatrici e per nulla trasparenti dove guadagnano i capi.

    • Buongiorno Valerio, non conoscendo il suo caso specifico non posso esprimere un parere. Riguardo al “sistema malato” mi permetta di dire che è un sistema regolamentato da leggi che tutelano i venditori. C’è un regolare contratto, ci sono i contributi, i diritti e i doveri. nella vendita non esiste essere pagati ad ora, a meno che non si faccia il dipendente, allora in quel caso si. Poi, è anche vero che esistono aziende poco serie che approfittano di persone in cerca di occupazione. Ma non generalizziamo, io ho sempre lavorato a provvigioni legando il mio compenso ai risultati. lei è stato sfortunato ed ha incontrato probabilmente persone poco serie.

  10. ciao Roberto,
    negli anni ’80 per un venditore medio era relativamente semplice fatturare 100milioni l’anno, molti mercati erano in espansione, particolarmente quello pubblicitario e di altri servizi. In questa fase storico/economica credo sia un sogno, in ogni caso anche fatturando 50mila euro, una volta scorporate tasse e spese rimane meno di uno stipendiuccio medio. Sottoscrivo quello che dici, percentualizzare lavori di concetto è un escamotage che funge da valvola fiscale all’imprenditore base.
    Il vero rischio, per i clienti, è imbattersi in qualche venditore che in nome del budget da raggiungere forza le vendite con verità parziali o addirittura balle, come vediamo spesso nei servizi di striscia.
    Credo si debbano consigliare attività a provvigioni solo in caso in cui il mercato offra spazi e magari con una professionalità al top, altrimenti si sguinzagliano venditori d’assalto particolarmente “creativi”.

    ps. credo che il tuo blog svolga una funzione sociale degna e meritevole, se ti conoscessero in tanti, soprattutto giovani, si ridurrebbero i rischi di imbattersi in aquile e faine 😉

    • Ciao, sei sempre gentilissimo 🙂 oggi il mercato è cambiato tanto e i clienti non hanno più l’anello al naso. I migliori venditori sono contesi dalle aziende migliori e quelli “creativi” durano poco, e allo stesso tempo incidono nell’alimentare i luoghi comuni su questa fantastica professione

  11. Dottò, dici bene, non tutti nascono imprenditori 😉 bell’articolo

  12. Ciao Roberto! Sono sempre io!! 🙂
    Che cosa mi dici di Linkedin? É utile veramente per trovare lavoro? Io ormai da molti anni sono iscritta ad alcuni siti tipo infojob, ma sinceramente non mi é mai arrivato niente di interessante! Secondo me non guardano nemmeno i profili e se chi cerca é un uomo o una donna..nel senso che mi sono arrivate proposte tipo camionista, guidatore di mulinetto, ecc..:( Quindi a questo punto ti chiedo se Linkedin é un pò approssimativo come questi siti o se vetamente é valido, xchè avrei piacere di iscrivermi. Che dici?

    • Ciao 🙂 è sempre un piacere leggerti ! Il mio consiglio è quello di iscriverti e creare un profilo completo ed interessante. SE lo fai però devi utilizzarlo al meglio. Molti recruiter guardano i profili ma la cosa più interessante è che esistono tanti gruppi di discussione a tema, ed aziende che postano offerte valide.
      Linkedin è un network professionale e come tale va usato. In rete trovi tanti articoli che ne parlano

  13. Ciao Roberto,
    è da un po’ che leggo i tuoi articoli e li trovo molto interessanti. Sul problema che sollevi, mi sono fatto col tempo e l’esperienza, un’opinione a riguardo. Il lavoro a provvigione va bene solo quando si è direttamente responsabile della vendita (di un prodotto, o un servizio) non è nemmeno da prendere in considerazione quando invece si realizza il prodotto o il servizio e altri poi si occupano della sua vendita. Un web designer ad esempio, ma potrei citarti anche il mio lavoro, non può permettersi il lusso di lavorare sperando che poi altri chiudano una trattativa presentando il suo lavoro. Trattativa che non può controllare di persona. Serve in questo caso un po’ di coraggio: bisogna farsi un listino prezzi per i propri servizi, in base a quello eventualmente poi trattare, analizzando il caso specifico. No al lavoro a “sbalzo”, fidatevi che è meglio.
    Simone

  14. Un giorno una signora che conosco, che possiede un albergo, nel mio chiedere come mai la sua cameriera ai piani ha un contratto a tempo determinato e non indeterminato, mi ha risposto molto candidamente:”beh, non vorrai che rischi solo io!?!?”
    Ho pensato:” certo che devi rischiare solo tu! Sei un imprenditore! E quando hai deciso di esserlo sapevi che l’imprenditore può anche fallire! ” Non vedo perché tutto deve essere sempre sulle spalle del lavoratore dipendente! I diritti dei lavoratori ormai sono andati tutti a farsi friggere!!!

    • Premesso che il contratto a tempo indeterminato non è un diritto del lavoratore, devo convenire sul fatto che troppi imprenditori sono convinti che tenere i dipendenti nell’incertezza serva a renderli più produttivi. L’imprenditore in quanto tale è l’unico che deve rischiare ergo l’affermazione della signora è fuori luogo. E’ anche vero che ho visto troppi dipendenti una volta ottenuto il contratto a tempo indeterminato , “sedersi” … questa è stupidità. Ormai un contratto a tempo indeterminato non è più una garanzia .

  15. Pingback: lavoro a provvigione, truffa od opportunità - www.rcconsulting.it

  16. Credo che ci sia una sapienza in quel “valutare il progetto” che tu utilizzi. Troppo spesso infatti ci si getta senza “valutare”… Ed il mondo del lavoro, invece necessita di valutazione, anche e forse soprattutto in questo tempo di crisi.

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